Il ventre della città
Il ventre della città | |
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Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1933 |
Durata | 12 min 14 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | documentario |
Regia | Francesco Di Cocco |
Soggetto | Francesco Di Cocco |
Sceneggiatura | Francesco Di Cocco |
Produttore | Emilio Cecchi |
Casa di produzione | Cinès-Pittaluga |
Distribuzione in italiano | S.A.S. Pittaluga, Ripley's Home Video (2005) |
Fotografia | Ubaldo Arata |
Musiche | Mario Labroca |
Il ventre della città è un cortometraggio del 1933 diretto da Francesco Di Cocco.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]È un racconto visivo, privo di commento sonoro, sulla produzione e la distribuzione dei prodotti alimentari a Roma, girato usando anche il metodo candid dell'allora nascente fotogiornalismo: le immagini del mattatoio e alcune sequenze del mercato sono girate di nascosto con una cinepresa portatile di costruzione tedesca[1]
Il cortometraggio è "un viaggio del cibo" iniziando con un pascolo di mucche e vitelli e finendo in un macello. Ci sono immagini sulla fabbricazione del ghiaccio, la vendemmia, la mungitura del latte. Sequenze di veicoli che trasportano farina, mentre si assiste alla produzione del pane e della pasta. Al mercato ortofrutticolo i clienti scelgono e acquistano. È questo il ventre della città, con i diversi percorsi dell'alimentazione che la tiene in vita.[2] Esplicito il riferimento al capolavoro letterario di Émile Zola Il ventre di Parigi.
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]Il cortometraggio diretto dal pittore Francesco Di Cocco fa parte di una serie di 17 documentari prodotti dalla Cines tra il 1932 e il 1933. È stato distribuito in formato home-video come contenuto speciale nel DVD di Campo de' fiori, edito nel 2005 da Ripley's Home Video.
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Critica
[modifica | modifica wikitesto]Umberto Barbaro scrive: «Uno dei migliori documentari italiani, se non il migliore, è Il ventre della città del pittore Francesco Di Cocco, che illustra gli approvvigionamenti commestibili di Roma […] per cui Mario Labroca ha scritto una composizione di accompagnamento ispirata [……]. La bella fotografia e il paesaggio da un quadro all'altro determinato da felici analogie formali e di tono fotografico, la scelta sapiente del materiale visivo fanno di questo film un piccolo gioiello».[3]
Francesco Pasinetti commenta invece la narrazione delle immagini che inizia «da toni lieti e pittoreschi (i buoi che pascolano) attraversa un atteggiamento tragico (il mattatoio) per poi riprendere una andatura rapida e allegra quando descrive i mercati affollati ed i vari destinatari delle merci di cavalcantiana memoria».[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Alessandro Faccioli (a cura di), Schermi di regime. Cinema italiano degli anni trenta: la produzione e i generi, Venezia, Marsilio, 2010, pag. 66.
- ^ Il ventre della città (PDF) [collegamento interrotto], su archivio.cinemambiente.it. URL consultato il 29 dicembre 2010.
- ^ Angela Madesani, Le icone fluttuanti. Storia del cinema d'artista e della videoarte in Italia, Milano, Bruno Mondadori Editore, 2005, pp. 48-49.
- ^ Francesco Pasinetti, Francesco Di Cocco: il ventre della città, La Gazzetta di Venezia, 7 febbraio 1933.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Il ventre della città, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Il ventre della città, su Box Office Mojo, IMDb.com.